Nella Sala Oro della Cittadella regionale, La Casa di Nilla ha presentato il suo consueto Bilancio di missione. Il documento rappresenta ed analizza i dati dell’attività svolta da febbraio 2007 a dicembre 2015 in favore di bambini, ragazzi e famiglie coinvolti in situazioni di abuso sessuale e gravi maltrattamenti.
Si tratta, come sempre, di un resoconto basato sull’elaborazione statistica dei principali interventi eseguiti, volto a favorire una visione il più possibile oggettiva, chiara e trasparente del lavoro svolto.
“In questo periodo di affermazione del principio di sussidiarietà, ha detto il Direttore del Centro Giancarlo Rafele, la legittimazione delle imprese sociali non deve derivare soltanto dal riconoscimento pubblico della funzione che esse svolgono, quanto dalla loro dimostrabile capacità di realizzare la mission e, attraverso questa, di svolgere attività di interesse che ne comprovino la funzione “pubblica”. In questo senso assume primaria importanza il Bilancio di missione che serve a rendere conto in modo sistematico dell’attività svolta e dei risultati raggiunti a tutti i soggetti portatori di diritti, aspettative ed interessi legittimi, i cosiddetti stakeholder”.
Dal 2007 sono acceduti a La Casa di Nilla 416 bambini ed adolescenti, di cui 243 femmine (60,8%) e 159 maschi (39,2%). La maggior parte degli accessi ha riguardato preadolescenti tra gli 11 ed i 14 anni d’età (181 casi pari al 44% del totale), seguiti da bambini in età di scuola elementare tra 6 e 10 anni (118, 28%) e da adolescenti tra i 15 ed i 17 anni (94, 23%). Residuali le quote dei bambini più piccoli tra 0 e 5 anni (4,7%) e dei ragazzi ultradiciassettenni (1,3%). Questo dato sembra suggerire una evidente difficoltà a far emergere i fenomeni di maltrattamento nella prima infanzia.
La stragrande maggioranza dei minori seguiti dal Centro sono cittadini italiani (90,6%), ma la quota degli stranieri (9,4%) non è trascurabile considerato che essi rappresentano “solo” il 3,7% della popolazione minorile residente in Calabria. Il 64,2% degli accessi è pervenuto dalla dalla provincia di Catanzaro, mentre il 35,8% risulta distribuito tra le altre quattro province: Cosenza con il 15,4%, Reggio Calabria 9,3%, Vibo Valentia 6,5% e Crotone 2,9%. Residuale ma d’interesse l’1,5% delle richieste di intervento (7 in totale) pervenute per minori residenti in altre regioni d’Italia, che iniziano a guardare all’esperienza de La Casa di Nilla come ad un modello di riferimento per il trattamento dei casi di abuso e maltrattamento all’infanzia ed all’adolescenza.
“I nostri dati, ha commentato il Responsabile di Area clinica, Giovanni Lopez, rilevano diversi aspetti sui quali bisogna ancora lavorare. Innanzitutto è necessario un miglior coordinamento tra le varie agenzie territoriali che hanno in carico i casi di minori allontanati dalle famiglie, per garantire il diritto di questi ultimi a recuperare entro tempi congrui un ambiente di vita familiare. I dati mostrano anche come vi sia una notevole difficoltà a fare emergere e, dunque, a prevenire i fenomeni di maltrattamento nella prima infanzia. Inoltre, risulta assente sul territorio regionale una struttura specialistica in grado di accogliere, diagnosticare e trattare situazioni di patologia mentale in bambini ed adolescenti presunte vittime di maltrattamenti o abusi, che spesso risultano più vulnerabili a questo tipo di fenomeni”.
Riguardo i motivi di accesso a La Casa di Nilla, il 57,5% dei bambini o ragazzi è pervenuto per una problematica di presunta violenza sessuale subita. Questo dato maggioritario è da riferirsi al fatto che il Centro è specializzato proprio nella trattazione di questo tipo di fenomeno. Nel 13% dei casi l’accesso è stato legato a presunti problemi di grave trascuratezza o altre forme di patologia delle cure. Il 12,5% ha riguardato presunti casi di violenza fisica e l’8% di violenza psicologica. L’aggettivo “presunto” è da anteporsi necessariamente alla casistica esaminata da La Casa di Nilla, poiché in gran parte si tratta di casi all’attenzione dell’Autorità Giudiziaria per accertamenti dell’eventuale del reato. Un ulteriore 8% sono stati i casi di accesso per altre problematiche di grave disagio non legato a forme di violenza. Un ultimo 2% della casistica ha riguardato adolescenti che hanno commesso reati di natura sessuale. Si tratta di ragazzi tra i 15 ed i 18 anni d’età inseriti in un programma psico-rieducativo sperimentale, sviluppato in collaborazione con il Centro di Giustizia Minorile di Catanzaro, che li segue nell’ambito della cosiddetta messa alla prova.
La maggior parte dei presunti maltrattamenti subiti dai 416 minori seguiti risulta avvenuta in un ambiente familiare domestico (48,3%). Tuttavia, risulta importante anche la quota del 36,5% di maltrattamenti che sarebbero avvenuti in contesti extradomestici noti al minore, quali scuola, parrocchia, gruppo amicale, ecc. Solo il 7,9% dei presunti maltrattamenti o abusi sarebbe stato compiuto da persone del tutto sconosciute alla vittima, non di rado attraverso l’utilizzo di Internet o del cellulare, mentre l’8% sarebbe stato perpetrato da familiari non conviventi con il minore.
“Questa, ha detto l’Assessore regionale al Welfare Federica Roccisano, è la Calabria sulla quale dobbiamo puntare. La cooperazione sociale ci dimostra che eroi possiamo essere tutti. Realtà di questo tipo sono quelle a cui la Regione deve prendere parte attivamente anche perché oltre a prestare aiuto, sostiene i suoi ospiti nell’inclusione in una terra che non è assolutamente preparata a farlo, offrendo loro la possibilità di presentarsi con una competenza e non con uno stigma”.
Con riferimento agli interventi richiesti al Centro, 223 bambini e ragazzi (55,5% del totale) sono afferiti al Centro su invio di un’Autorità Giudiziaria inquirente, che ne ha richiesto l’ascolto testimoniale protetto in merito al presunto reato di cui sarebbero stati vittime. Questa attività è tra quelle che caratterizza le specificità de La Casa di Nilla che, tra le altre iniziative, vi ha dedicato l’elaborazione di buone prassi in collaborazione con alcuni tra i più grandi esperti italiani di psicologia e psichiatria forense dell’età evolutiva. Nel 25% dei casi l’intervento del Centro è consistito in attività consulenza e orientamento in favore di operatori socio-sanitari, insegnanti, legali e genitori in merito a manifestazioni di disagio da parte di bambini e ragazzi correlabili a presunte forme di maltrattamento. 37 (9%) sono stati i casi di bambini e adolescenti accolti in forma residenziale. Questa casistica è quella che maggiormente impegna le risorse del Centro, richiedendo nel medio e lungo termine interventi di diagnosi e cura, di programmazione educativa, di incontri protetti, ecc. Rispetto alle accoglienze residenziali va rilevata la difficoltà a dimettere i minori una volta terminato il programma di interventi in loro favore, a causa della mancanza di adeguate risorse familiari verso cui destinarli. Il rimanente 10,5% delle richieste di intervento ha riguardato: accoglienze residenziali che non è stato possibile evadere (5%) spesso perché, oltre alle problematiche del maltrattamento, il minore presentava disturbi di rilevanza psichiatrica; progetti psico-rieducativi per giovani autori di reati sessuali (2%); altri tipi di richieste (3,5%), quali interventi specialistici in casi di alienazione genitoriale, incontri protetti tra figli e genitori allontanati, ecc..
“In un periodo particolare come questo, ha commenato il Presidente nazionale di Legacoop Mauro Lusetti, in cui la stampa nazionale sembra non faccia altro che sparare a zero sulla cooperazione (anche se sul metodo e sul merito ci sarebbe da discutere a lungo), realtà come la cooperativa sociale Kyosei che gestisce La Casa di Nilla, sono un esempio positivo per tutta la cooperazione italiana”.
I dati de La Casa di Nilla, sebbene parziali rispetto alla realtà complessiva, rappresentano uno spaccato significativo e rappresentativo dei fenomeni dell’abuso e maltrattamento e all’infanzia ed all’adolescenza insistenti nella nostra Regione. Questo aspetto risulta confermato dal confronto con analoghi dati su scala nazionale ed internazionale, che tendono a mostrare andamenti comparabili con quelli rilevati dal Centro calabrese. Tuttavia, al di là del mero dato statistico, ciò che più interessa sono le riflessioni e le indicazioni operative che ne possono derivare per una migliore tutela dell’infanzia.
Casa di Nilla è un paradigma e come tale va sostenuto. Ci sono già dei progetti in cantiere, ha concluso il Presidente nazionale di LegacoopSociali Paola Menetti, che coinvolgono diversi soggetti a livello nazionale e che consentiranno al Centro di portare a compimento il progetto di inclusione sociale e lavorativa per le ragazze che, concluso il progamma terapeutico, non potranno contare sul sostegno di una famiglia”.
A margine della conferenza, dopo la firma della Convenzione per il progetto Coopstartup, i responsabili di Legacoop nazionale, unitamente al Presidente regionale di Legacoop, Angela Robbe, sono stati ricevuti dal Presidente della Giunta, Mario Oliverio, c0n il quale si sono intrattenuti sul ruolo di primaria importanza che sta svolgendo la cooperazione in Calabria.
Interviste e servizio a cura di RTC