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01 Dicembre, 2024
14:49
Cittadella regionale,

Dalla sua fondazione nel marzo 2007 al 31 agosto 2015, il Centro specialistico della Regione Calabria per la cura e la protezione di bambini e adolescenti vittime di abusi sessuali “La Casa di Nilla” è intervenuto in favore di 390 minori coinvolti in forme molto severe di maltrattamento, quali:

  • abusi sessuali (56% della casistica totale)
  • violenza fisica (12%)
  • violenze in famiglia (8%)
  • patologia delle cure (7%)
  • minori autori di reati sessuali (2,5%)
  • altre forme di disagio psicorelazionale (14,5%).

Si tratta di bambini ed adolescenti maschi (39% della casistica) e femmine (61%), la gran parte dei quali si trovava in età scolare al momento dell’accesso:

  • 29% del totale tra 6 e 10 anni
  • 43% tra 11 e 14 anni
  • 22% tra 15 e 17 anni
  • 5% in età prescolare
  • 1% con 18 anni compiuti.

La stragrande maggioranza dei bambini e ragazzi è di nazionalità italiana (88% della casistica), ma non di rado si è trattato di stranieri (12%, di cui 7% europei e 5% extraeuropei). I minori sono pervenuti a La Casa di Nilla da tutte le province della Regione, sebbene in prevalenza da quella di Catanzaro (63% sul totale), seguita da Cosenza (15%), Reggio Calabria (10%), Vibo valentia (7%) e Crotone (3%). 7 casi di intervento hanno riguardato minori residenti o provenienti da fuori Regione.

La maggior parte dei minori (210 su 390, dunque il 54% del totale) è giunta a La Casa di Nilla per una “audizione protetta”, ovvero perché un’Autorità Giudiziaria (AG) ha richiesto che il minore venisse ascoltato in qualità di testimone di presunti fatti reato di cui era stato presumibilmente vittima. Negli altri casi (180 su 390) l’ intervento de La Casa di Nilla è stato richiesto da Servizi Sociali (23%), Servizi sanitari (10%), Tribunale per i Minorenni (6%), altri servizi (7%). Nella fattispecie delle audizioni protette, l’AG committente è stata una Procura della Repubblica (154 richieste su 210) o un Ufficio per le Indagini Preliminari (GIP, 56 richieste) di un Tribunale.

Solitamente, per ciascun procedimento giudiziario è stato ascoltato un solo minore, ma circa il 15% degli ascolti ha riguardato due o più minori sentiti come presunti vittime/testimoni per lo stesso sospetto di reato. In un caso eccezionale, le presunte vittime ascoltate per la stessa ipotesi di reato sono state ben 17.

I 180 minori che non sono stati escussi come testimoni, sono acceduti al centro per: consulenze specialistiche (26% del totale); accoglienza residenziale (15%); progetti psico-rieducativi per giovani autori di reati sessuali (2%) ed incontri porteti tra genitore maltrattante allontanato e figlio per il restante 4%. I minori accolti in regime residenziale (38 dei 57 richiedenti) hanno beneficiato anche di consulenze specialistiche, valutazioni psicodiagnostiche, incontri protetti, psicoterapia, progetti educativi individualizzati.

Nei casi di audizione protetta, quando il committente è la Procura, l’ascolto viene condotto nella fase di indagine seguente la notizia di presunto reato ed ha lo scopo di acquisire dal minore le “sommarie informazioni testimoniali”. Nel caso del GIP, il minore viene ascoltato in sede di “incidente probatorio”, ovvero nel rispetto del diritto di contraddittorio tra le parti dove l’imputato è presente o rappresentato.

Queste attività di indagine, essendo rivolte a soggetti minorenni, dovrebbero venire sempre condotte con cautele particolari, ora previste dalla legge di ratifica della Convenzione di Lanzarote per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale del 2012. Nello specifico, l’audizione testimoniale dovrebbe essere condotta da uno specialista in psicologia o psichiatria infantile, che abbia comprovata esperienza e competenza nell’utilizzo degli specifici protocolli d’intervista per l’età evolutiva. Inoltre, l’attività dovrebbe potersi svolgere in uno “spazio neutro”, ovvero in un luogo appositamente strutturato ed attrezzato, avulso sia dai contesti familiari del minore che dalle sedi giudiziarie. La testimonianza deve, altresì, avvenire in tempi rapidi dopo la notizia di presunto reato ed essere integralmente registrata, preferibilmente in forma audio-video. Queste particolari cautele concorrono a definire il concetto di “audizione protetta”, i cui scopi principali sono: la tutela il minore dai rischi di “vittimizzazione secondaria”, legati all’esposizione a fonti di stress insite nell’iter giudiziario; e l’assunzione di dichiarazioni testimoniali genuine, ovvero non contaminate da pressioni o suggestioni interne o esterne al minore tese a verificare una piuttosto che un’altra tesi investigativa. Tale ultimo aspetto è fortemente legato anche alla tutela dei diritti processuali dell’indagato o imputato, preso atto che sono numerosi i casi di “false denunce di abuso”, che possono nascere sia dalla deliberata intenzione di accusare qualcuno di un reato infamante, oppure da errate interpretazioni di comportamenti, segni o rivelazioni del minore.

Particolari cautele necessitano nei casi in cui debbano essere ascoltati più minorenni per lo stesso presunto reato, poiché bisogna prevenire il fenomeno delle “dichiarazioni a reticolo”. Se mal gestito, tale fenomeno può portare i testimoni ed i loro congiunti a co-costruire una versione dei fatti derivante dalle reciproche influenze e suggestioni piuttosto che da ricordi reali, fino a poter produrre aberrazioni come quelle dei tristemente noti bambini della scuola materna di Rignano Flaminio, impropriamente coinvolti in una vicenda di presunti abusi sessuali per la quale tutti gli imputati sono in fine andati assolti.

Dette considerazioni evidenziano la delicatezza dell’assunzione della testimonianza nei confronti di un bambino o di un adolescente, ovvero di persone che, data la loro fase evolutiva, si trovano in condizioni di particolare vulnerabilità psico-emotiva, oltreché di più facile suggestionabilità. Il bambino o l’adolescente presunta vittima di un eventuale reato è spesso l’unica o perlomeno la principale fonte di prova, per tanto, se ben condotto il suo ascolto testimoniale può favorire l’accertamento in tempi rapidi della verità giudiziaria, altrimenti può compromettere seriamente la ricostruzione dei fatti ed avere effetti negativi sul minore stesso. Dunque, le cautele di cui si discute divengono imprescindibili sin dalle prime fasi di indagine, quando la Procura della Repubblica incarica i poliziotti o i carabinieri, in veste di Polizia Giudiziaria, di acquisire le sommarie informazioni testimoniali dal minore. La Casa di Nilla, sin dalla propria fondazione, è attrezzata per offrire supporto logistico e specialistico nell’assunzione della prova dichiarativa di soggetti minorenni.

La collaborazione pluriennale e cospicua (154 audizioni protette per l’assunzione di sommarie informazioni che hanno visto coinvolti 210 minori) tra La Casa di Nilla e la Polizia Giudiziaria dei diversi distretti giudiziari calabresi ha permesso di condividere ed affinare le prassi operative per una corretta conduzione dell’audizione protetta. Tale esperienza condivisa ha permesso che La Casa di Nilla, le Procure della Repubblica ordinaria e minorile di Catanzaro, la Questura di Catanzaro, pervenissero alla stesura del “Vademecum di Polizia Giudiziaria per l’audizione testimoniale di minorenni”. Si tratta di un breve manuale che offre agli operatori della giustizia interessati tutte le nozioni necessarie ed indispensabili ad una corretta conduzione dell’assunzione delle informazioni testimoniali da soggetti minorenni. In sostanza, esso presenta una introduzione generale sugli aspetti psicoforensi connessi all’ assunzione della testimonianza di minorenni, alla quale seguono tre sessioni pratiche che spiegano “cosa bisogna sapere”, “cosa bisogna fare” e “cosa non bisogna fare”.

Il Vademecum va ad integrare il Manuale di “Buone prassi per l’audizione protetta dei minorenni”, realizzato da La Casa di Nilla in collaborazione con un comitato scientifico che annovera tra i maggiori esperti italiani ed internazionali in psicologia e psichiatria forense dell’età evolutiva.

L’obiettivo del Vademecum è di poter divenire uno strumento universale, in dotazione a tutte le forze di Polizia Giudiziaria, essendo esso fondato sulle più aggiornate fonti di letteratura psico-forense e giuridica, nonché su una prassi consolidata, che può a ragione essere considerata una delle più avanzate d’Italia

 

Partecipanti:
Debora RIZZA, Sostituto Procuratore della Repubblica di Catanzaro
Beniamino CALABRESE, Procuratore della Repubblica c/o Tribunale minorenni di Catanzaro
Giuseppe RACCA, Questore di Catanzaro
Federica ROCCISANO, Assessore alle Politiche sociali della Regione Calabria
Giancarlo RAFELE, Direttore La Casa di Nilla
Giovanni LOPEZ, Psicologo clinico e giuridico de La Casa di Nilla
Giorgio PEZZUTTO, Sostituto commissario presso la Questura di Catanzaro
Marilina INTRIERI, Garante dei minori della Regione Calabria

Conduce:
Oldani MESORACA, Giornalista